Legge privacy 675 analisi dei rischi GUADAGNARE VENDENDO I DATI DEI CLIENTI

 

 

 

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GUADAGNARE VENDENDO I DATI DEI CLIENTI

Come ha affermato il portavoce di Trust-E (che assegna bollini di qualità a chi  tutela la privacy), Dave Steer, "Nell'economia dell'informazione sono le informazioni ad avere il valore più elevato - esattamente come l'oro". 

Le informazioni sono il vero motore del profitto su Internet e numerose sono le possibilità di guadagno nella vendita dei dati raccolti.  

Ne sa qualcosa Toysmart, società controllata dalla Disney, che una volta fallita, avrebbe voluto vendere i dati relativi agli oltre 260.000 clienti (nonostante questa possibilità fosse esclusa dalle condizioni generali di contratto).

La Commissione federale per il commercio (FTC) degli USA ha semplicemente deciso che l'acquirente degli indirizzari avrebbe dovuto attenersi alla stessa politica in materia di privacy seguita da Toysmart.

Altra società la Living.com, fallita anche questa, che intendeva vendere i dati relativi a conti bancari e numeri di previdenza sociale dei propri clienti. 

In questo caso solo l'intervento dell'autorità giudiziaria ha fermato la vendita, imponendo alla società la distruzione dei dati. Solo per i nominativi e gli indirizzi di e-mail dei clienti si è ammessa la vendita (previo consenso dei clienti).

Anche Amazon e E-Bay, hanno modificato la loro politica in materia di privacy, prevedendo la possibilità di vendere i dati relativi alla clientela (e-mail, indirizzo postale e abitudini di acquisto dei clienti). 

Amazon ha comunicato, lo scorso autunno, ai suoi 23 milioni di clienti, con una  e-mail che "Nel proseguire lo sviluppo della nostra attività, possiamo acquistare o vendere parti del patrimonio aziendale. Nel contesto di tali transazioni, i dati relativi alla clientela costituiscono, in linea di massima, una componente del patrimonio aziendale".

Va anche detto che se Amazon non avesse informato i clienti via e-mail, la maggioranza non si sarebbe neppure accorta di quanto stava avvenendo: secondo i risultati di un'indagine di mercato, più della metà dei clienti non legge le condizioni generali di contratto prima di procedere ad un acquisto. 

Lentamente la privacy on line viene erosa. Fallimentare l'autodisciplina invocata dalle imprese. 

Qualora difatti venga accertata l'inosservanza del codice di autodisciplina le imprese possono essere citate in giudizio per truffa. E' chiaro che, in caso di fallimento, quest'ultima eventualità non costituisce un serio deterrente. 

Il mondo politico USA sembra però avere imparato rapidamente la lezione di Toysmart & Co.: nel mese di marzo, il Senato ha licenziato un emendamento di legge che rende più difficile per le imprese vendere a terzi i dati della clientela in caso di insolvenza. Questo tipo di vendita è permesso soltanto se l'impresa ne ha fatto espressa menzione nelle condizioni generali di contratto - come è il caso attualmente per Ebay e Amazon. Adesso l'emendamento deve essere approvato dal Congresso.

(Tratto da un articolo di Christiane Schulzki - Haddouti pubblicato su

 Handelsblati)

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