GUADAGNARE
VENDENDO I DATI DEI CLIENTI
Come
ha affermato il portavoce di Trust-E (che assegna bollini di qualità a
chi tutela la privacy), Dave Steer,
"Nell'economia dell'informazione sono le informazioni ad avere il
valore più elevato - esattamente come l'oro".
Le informazioni sono il vero motore del profitto su
Internet e numerose sono le possibilità di guadagno nella vendita dei
dati raccolti.
Ne
sa qualcosa Toysmart, società controllata dalla Disney, che una
volta fallita, avrebbe
voluto vendere i dati relativi agli oltre 260.000 clienti (nonostante
questa possibilità fosse esclusa dalle condizioni generali di contratto).
La
Commissione federale per il commercio (FTC) degli USA ha semplicemente
deciso che l'acquirente degli indirizzari avrebbe dovuto attenersi alla
stessa politica in materia di privacy seguita da Toysmart.
Altra
società la Living.com, fallita anche questa, che intendeva vendere i dati relativi a conti bancari e numeri di previdenza sociale
dei propri clienti.
In
questo caso solo l'intervento dell'autorità giudiziaria ha fermato la
vendita, imponendo alla società la distruzione dei dati. Solo per i nominativi e gli indirizzi di e-mail dei clienti
si è ammessa la vendita (previo
consenso dei clienti).
Anche
Amazon e E-Bay, hanno modificato la loro
politica in materia di privacy,
prevedendo la possibilità di vendere i dati relativi alla clientela (e-mail,
indirizzo postale e abitudini di acquisto dei clienti).
Amazon
ha comunicato, lo scorso autunno, ai suoi 23 milioni di clienti, con una
e-mail che "Nel proseguire
lo sviluppo della nostra attività, possiamo acquistare o vendere parti
del patrimonio aziendale. Nel contesto di tali transazioni, i dati
relativi alla clientela costituiscono, in linea di massima, una
componente del patrimonio aziendale".
Va anche detto che se Amazon non avesse informato i clienti via e-mail,
la maggioranza non si sarebbe neppure accorta di quanto stava avvenendo:
secondo i risultati di un'indagine di mercato, più della metà dei
clienti non legge le condizioni generali di contratto prima di procedere
ad un acquisto.
Lentamente
la privacy on line viene erosa. Fallimentare l'autodisciplina invocata dalle imprese.
Qualora
difatti venga accertata l'inosservanza del codice di autodisciplina le imprese possono
essere citate in giudizio per truffa. E' chiaro che, in caso di
fallimento, quest'ultima eventualità non costituisce un serio
deterrente.
Il mondo politico USA sembra però avere imparato rapidamente la lezione
di Toysmart & Co.: nel mese di marzo, il Senato ha licenziato un
emendamento di legge che rende più difficile per le imprese vendere a
terzi i dati della clientela in caso di insolvenza. Questo tipo di
vendita è permesso soltanto se l'impresa ne ha fatto espressa menzione
nelle condizioni generali di contratto - come è il caso attualmente per
Ebay e Amazon. Adesso l'emendamento deve essere approvato dal Congresso.
(Tratto da un articolo di Christiane Schulzki - Haddouti
pubblicato su
Handelsblati)
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