PRIVACY:
UN OBIETTIVO GIUSTO, DA NON PERSEGUIRE CIECAMENTE
La
legge 675/1996 a tutela della privacy, a nostro parere, deve essere
considerata con favore e rispetto.
Lo
scopo della normativa è infatti quello di migliorare la qualità della
nostra vita civile, proteggendoci da invasioni indebite nella nostra
sfera privata.
I
dati personali sono nostri, hanno un loro valore (anche economico, vedi
vendita delle banche dati) e dovremo essere noi a gestirli, a decidere
se concederli o meno.
La
ragione della legge é sacrosanta e con l'incremento del progresso
tecnologico ci renderemo presto conto della sua importanza nella difesa
dei nostri diritti.
Tuttavia
la complessità normativa e l'affermarsi di interpretazioni troppo
rigide hanno reso la tutela della privacy qualcosa di quasi
irrealizzabile.
Peggio
ancora la tutela della riservatezza è stata spesso realizzata solo sul
piano formale, senza attenzione alla sostanza del problema e alla
importanza del rispetto effettivo del diritto alla privacy di ogni
persona.
La
privacy insomma è stata erroneamente concepita come un obiettivo
assoluto e non come una meta a cui tendere in modo ragionevole.
Si
é finito così per applicare la legge in modo ottuso, senza bilanciare
le esigenze, in modo acritico, oberando le imprese di adempimenti
successivamente dichiarati inutili.
Il
nostro intento é quello di diffondere una cultura flessibile e concreta
della privacy, accompagnando il singolo cittadino nella difesa dei suoi
diritti e le aziende, i professionisti le P.A. verso un adeguamento
graduale, ragionevole ma necessario.
Ma
parliamo in poche ed essenziali parole di privacy. Premettiamo
innanzitutto che il diritto alla privacy è un diritto fondamentale, da
non sottovalutare nella sua importanza e nelle conseguenze a seguito della
sua lesione.
Esso
si concretizza nella vita di tutti i giorni nella cosiddetta "autodeterminazione
informativa".
"Autodeterminazione
informativa" significa innanzitutto che ogni attività
di raccolta di dati personali deve essere preceduta da informazioni
adeguate, in modo da mettere le persone (fisiche e giuridiche) in grado
di decidere, LIBERAMENTE E CONSAPEVOLMENTE, del destino dei dati
personali che li riguardano.
L'informativa
deve essere comprensibile, ordinata e rendere possibile una selezione
tra le informazioni richieste, in modo da dare inizialmente a chi la
legge, almeno un'idea chiara di come e perché i suoi dati vengono
trattati. Mostrate
le informazioni di base, essa deve poi permettere di approfondire
sugli altri aspetti relativi al trattamento.
Il
consenso al trattamento dati deve essere preceduto dall'informativa e
deve essere espresso per iscritto, non esiste un consenso implicito, al
massimo qualcuno può raccoglierlo per qualcun'altro.
Coloro
che trattano i nostri dati devono adottare misure di sicurezza a tutela
della loro riservatezza ed integrità, poiché sono responsabili della
cura dei dati da noi affidati. Devono insomma evitare di cancellarli,
manipolarli, diffonderli indebitamente, venderli ecc. Devono inoltre
indicare la struttura che effettua il trattamento e nominare le persone a cui possiamo rivolgerci
qualora avessimo problemi per il trattamento dei dati.
A
prova di quanto fatto devono redigere una documentazione e se trattano
dati sensibili devono redigere anche il cosiddetto documento
programmatico sulla sicurezza.
Provate
a chiedere perché non chiedono l'autorizzazione al trattamento dei dati
in occasione del rilascio delle numerose tessere sconto e fedeltà...
provate a chiedere in qualche ufficio pubblico, in ospedale, dal
commercialista, al vostro datore di lavoro, perché non vi informano del
destino dei dati che rilasciate...
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DIFESA DELLA PRIVACY PERSONALE