Legge privacy 675 analisi dei rischi             Legge privacy chat e google

 

 

Home - Consulenti Privacy

 

CHI SIAMO - CONTATTI

Mappa del sito

 

SERVIZI DI CONSULENZA

 

:. QUESITI E PARERI SULLA PRIVACY

:. PARERI LEGALI

:. CONSULENZA LEGALE

:. ADEGUAMENTO-CONSULENZA

:. DOCUMENTO PROGRAMMATICO

:. VERIFICHE GRATUITE

:. FORMAZIONE 

:. SICUREZZA INFORMATICA

:. NOTIFICA AL GARANTE

 

SEZIONE INFORMATIVA

:. PRIVACY IN PILLOLE

:. SANZIONI

:. CHI DEVE ADEGUARSI?

:. CONTROLLA ADEMPIMENTI

:. CODICE PRIVACY E NORMATIVA

:. PRIVATI E DIRITTO ALLA PRIVACY

 

ARCHIVIO E NEWS dal 1997

 

NORMATIVE ATTINENTI

TESTO UNICO BANCARIO

LEGGE 626/94

 

FAQ

 

SITI UTILI

 

Policy privacy

 

 

Legge privacy chat e google

Le chiacchiere immortali negli archivi di Google

Nella memoria del motore oltre 650 milioni di messaggi privati e in molti si preoccupano della propria privacy messa in piazza

di RICCARDO STAGLIANO' 

Adesso qualcuno chiede di spegnere il registratore. Perché, come per le chiacchiere da bar, le discussioni in rete erano belle dal momento che si poteva dire tutto quello che ci passava per la testa, senza paura che nessuno un giorno ce lo rinfacciasse. Poi è arrivato Deja News, e il registratore ha cominciato a girare. Dal 29 marzo 1995 ogni parola scritta, sine cura, su una qualsiasi delle decine di migliaia di newsgroup della rete è stata debitamente archiviata in sempre più capienti memorie elettroniche che potevano essere consultate per parole chiave.     

Poi Deja News è diventato Deja Com e si è specializzata sulle recensioni di prodotti fatte dai consumatori, dimenticando la sua originaria vocazione archivistica. Non ce l'ha fatta però a passare indenne dalla tempesta della New Economy iniziata l'anno scorso e, prima di dichiarare la bancarotta, a febbraio scorso ha venduto le sue cinque annate digitali al motore di ricerca più in salute del momento: Google. Seicentocinquanta milioni di messaggi, tracce elettroniche della vita di un esercito internazionale di persone che credevano di poter parlare in libertà e adesso possono fare la spiacevole esperienza di ritrovare online la fedelissima trascrizione dei loro pensieri pronunciati con noncuranza uno, tre, cinque anni prima. Il registratore ha ricominciato a funzionare, quindi, e il suo udito è più fine che mai.
         

La stessa compagnia descrive il suo recente acquisto come l"'archivio della conversazione umana". "Quando fate ricerche su Google - dichiara con orgoglio il suo co-fondatore Larry Page - e come se steste cercando tra l'equivalente di una pila di documenti cartacei alta quasi 180 chilometri... in mezzo secondo". Tanta efficienza, evidentemente, non può non avere effetti collaterali: "Avete più accesso all'informazione ma ciò significa che avete anche più accesso alle cose brutte che, per ipotesi, si possono trovare in rete". E l'eventuale svergognamento può riguardare tutti, vip e comuni mortali.
         

La differenza sembra essere che, nel caso di violazione di privacy a danno dei primi, questi possono lamentarsi e - prontamente - far rimuovere i messaggi che li riguardano. E' successo a Marc Andreessen, il mitico inventore di Netscape, ad esempio, pescato dal motore di Google mentre chiedeva, anni orsono, in una newsgroup californiana consigli su come far convivere armoniosamente il suo bull dog di un anno con un altro cucciolo che stava per acquistare. Oppure a MacKenzie Bezos, la moglie del fondatore di Amazon, che cercava anche lei dritte su dove trovare una buona scuola di addestramento per cani a Seattle. E sin qui poco di male, solo intercettazioni di inoffensivi frammenti di vita quotidiana. Ma se invece si fossero scoperti particolari più intimi sulle esistenze private di signori che avevano soltanto commesso l'imprudenza di scrivere un messaggino in rete? Se qualcuno, per esempio, avesse cercato compagnia in un newsgroup dedicata al sesso estemporaneo? O se un impiegato modello fosse scoperto mentre chiede istruzioni su come costruire una bomba al tritolo?
         

Informazioni neutre e compromettenti, in maniera indifferente, sono catalogate negli 8000 computer che costituiscono la memoria del sistema. A meno che uno avesse barrato la clausola "X-No Archive: yes" ben poco visibile all'inizio di ogni messaggio, adesso non ha alcun diritto a bonificare le memorie digitali dalla sue affermazioni sovrappensiero. Non tutti i paladini dei diritti civili elettronici hanno ancora gridato allo scandalo. Deborah Pierce, legale della "Electronic Frontier Foundation", è conciliante: "Se non sono un luogo pubblico i newsgroup, allora non so cosa si possa definire tale", riconoscendo però che quelle affermazioni erano state fatte "pensando che sarebbero scomparse pochi giorni dopo, e non sarebbero invece sopravvissute per sempre". Qualcuno potrà essere giustamente seccato - ha ammesso invece Bruce Koball, storico organizzatore dei "Computers, Freedom and Privacy Forum" - quando, a cinque anni da oggi, ritroverà in rete un suo intervento di un lustro prima, conservato in un media magnetico per un tempo immemorabile". "Una volta - insiste - erano solo le organizzazioni governative o la polizia a poter raccogliere informazioni private sul contro dei cittadini: oggi quei dossier sono creati dagli stessi spiati, attraverso le loro attività quotidiane". E' la società dell'informazione, nel bene e nel male, un grande registratore che tiene nota di ogni conversazione. Volete sapere se c'è qualcosa sul conto di quella che vorreste diventasse la vostra prossima fidanzata? Basta digitare nome e cognome, poi invio, e se siete fortunati potrete apprendere molte cose. Non necessariamente tutte entusiasmanti.
(
di RICCARDO STAGLIANO'  da "La Repubblica" del 13 maggio 2001)

 RITORNA ALLA SEZIONE CURIOSITA'