STATO&AZIENDE
Per vincere le nuove sfide di sicurezza occorre
sviluppare un processo di integrazione tra security aziendale e
istituzioni così come avviene in molti paesi avanzati
di
Fabrizio Innamorati
Il
ritmo della globalizzazione dei mercati continua ad aumentare e le
aziende sono di fronte ad una competitività sempre crescente. Persino
quelle che sembrano essere caratterizzate da una visione esclusivamente
nazionale, si trovano a dover contrastare crescenti pressioni
competitive nazionali ed estere. Gli elementi nuovi, rispetto agli
scenari passati, sono la velocità di apertura dei nuovi mercati,
l'estensione delle aree geografiche di confronto concorrenziale,
l'aggressività e la numerosità delle azioni competitive. La
globalizzazione dei mercati è un fenomeno pervasivo che accentua alcune
tendenze già presenti nelle aziende, tra le quali, in particolare
l'innovazione, la compressione dei costi, la dematerializzazione delle
risorse strategiche, le alleanze internazionali, l'outsourcing, i
cambiamenti socio-culturali. Tutte queste tendenze incidono sui processi
e sull'organizzazione della security aziendale, in quanto accanto ai
rischi tradizionali - che permangono - si aggiungono nuove minacce e si
articolano nuove modalità di aggressione, ampliando lo spettro dei
rischi.
LA
TUTELA AZIENDALE
I
riflessi dell'evoluzione dello scenario competitivo sul problema della
sicurezza delle aziende e dei paesi sono molteplici. Si pensi -solo come
esempio - all'utilizzazione da parte della criminalità organizzata del
fenomeno della finanziarizzazione dell'economia come modo per arrivare a
condizionare e governare il mercato. Questo è un rischio concreto, su
cui chi ha la responsabilità della sicurezza del sistema geo-politico
deve mantenere alta l'attenzione. Ogni manager può portare molteplici
esempi e casi aziendali concreti a dimostrazione della connessione tra
globalizzazione dei mercati, competitività e sicurezza delle aziende.
Non v'è dubbio, infatti, che l'attenzione sul miglioramento della
posizione competitiva delle imprese itaiane nei mercati internazionali
coinvolga anche la funzione di tutela aziendale. Ma proprio la
molteplicità, la quotidianità e l'intuitività dei casi concreti
costituiscono i più grandi ostacoli alla diffusione tra gli addetti di
una cultura scientifica e metodologica della security.
LE
ESPERIENZE STRANIERE
Per
vincere le nuove sfide di sicurezza, occorre sviluppare un processo di
integrazione tra security d'impresa e istituzioni, così come sta
avvenendo in molti paesi industrialmente avanzati. Dall'Europa ci
arrivano notizie di forme di cooperazione tra governi e aziende, finalizzate
ad affrontare lo scenario competitivo internazionale, e che completano
l'impianto normativo esistente sotto il profilo della sicurezza. In Gran
Bretagna, è stata costituita un'associazione tra governo e
aziende, il cui impegno è quello di aiutare il Regno Unito a
prosperare sul mercato mondiale. È stato formato un gruppo consultivo
di importanti imprenditori, che riferisce direttamente al Ministro del
Commercio, per individuare le priorità di intervento ed elaborare
proposte - di concerto con il governo - per migliorare la competitività.
Sono stati quindi costituiti numerosi gruppi di lavoro per estendere
tale consultazione ai settori/fattori specifici che incidono sulla
competitività delle imprese. Inoltre, in Germania è operante,
dal 1994, l'Associazione per la sicurezza industriale - Asw, finalizzata
a sviluppare il massimo grado di collaborazione con gli organismi
statali in materia di sicurezza per le aziende. Tale associazione conta
circa 3 mila aziende aderenti ed è presente su tutto il territorio
tedesco con i suoi organismi rappresentativi. Gli organi di sicurezza
dello Stato forniscono - sulla base di un protocollo - notizie e dati in
merito a tutto ciò che è suscettibile di apportare danni o rischi
all'operatività delle aziende tedesche all'estero e sul territorio
nazionale. Giornalmente l'Asw invia ai propri associati un resoconto
informativo contenente informazioni di interesse per i responsabili
della sicurezza aziendale; le fonti di tali informazioni sono il
Ministero dell'Interno e altri organi di sicurezza dello Stato. Questi
due esempi dimostrano l'importanza di individuare forme di cooperazione
tra imprese e organi istituzionali per affrontare i nuovi scenari
competitivi. Sono maturi i tempi per dar vita, anche in Italia, e anche
nell'ambito della security aziendale, a tali forme di collaborazione.
Tesaurizzando le esperienze degli altri paesi, infatti, possiamo
individuare modelli normativi, metodologici, formativi e operativi che
ben si calino all'interno della nostra cultura latina. Siamo tra gli
ultimi, ma proprio sulla scorta delle esperienze più avanzate degli
altri paesi, possiamo diventare i primi.
LA
SITUAZIONE ITALIANA
Il
sistema imprenditoriale italiano nel suo complesso è impegnato nelle
ricerca di asimmetrie competitive per conquistare i nuovi mercati e
mantenere quelli già acquisiti. I miglioramenti nella competitività si
realizzeranno anche mediante l'accelerazione del processo evolutivo
della security aziendale che contribuirà a rafforzare l'assetto
competitivo delle aziende (riducendo le perdite e i costi conseguenti),
allora un insieme sempre più numeroso di aziende sicure ha effetti
positivi sull'intera architettura dell'economia del sistema-paese. E'
necessario quindi individuare un percorso comune. In questo senso,
perseguire obiettivi di protezione da parte delle singole organizzazioni
significa contribuire a sviluppare quella complessa rete di sicurezza
atta ad affrontare i nuovi rischi globali che si delineano e a
soddisfare il bisogno crescente di sicurezza dei cittadini.
I
security manager lavorano in tale direzione non solo per aumentare
l'efficienza della funzione all'interno delle aziende di cui fanno parte,
ma anche perché convinti che il rafforzamento del sistema di sicurezza
globale, sia sotto il profilo della sicurezza pubblica che di quella
privata, contribuisca a migliorare il posizionamento dell'Italia negli
equilibri geo-politici e commerciali. Già da tempo, nei mercati
altamente competitivi, la sicurezza è un fattore competitivo
caratterizzante le aziende di successo; questo non solo in quanto
rappresenta un indicatore di efficienza e solidità aziendale, ma anche
per l'effetto indotto di tranquillità che le attività di security
generano verso l'interno e l'esterno dell'organizzazione. La percezione
del sentirsi sicuri - trasferita come un positivo alone a clienti,
fornitori, partner e, in definitiva, all'intera collettività - genera
consenso e fiducia verso l'azienda, sia pubblica che privata. La stessa
valenza etica, che viene richiesta dalle attività di security aziendale,
si riverbera positivamente sui comportamenti sociali che le persone
adottano all'esterno dell'azienda. La security aziendale, infatti, pur
essendo originata da un interesse privatistico (potenziare le difese
della propria organizzazione), si sviluppa in un'ottica di interessi
pubblici, collettivi, offrendo, in quell'ambito di cooperazione e
coordinamento auspicato, un contributo al raggiungimento degli obiettivi
di sicurezza pubblica nelle aree operative comuni (interesse
dell'azienda al benessere della collettività). La sicurezza è un bene/valore
che non si persegue da soli, ma necessita di concrete sinergie tra
soggetti diversi.
LA
SICUREZZA PRIVATA
Tra
i presupposti fondamentali del processo di innovazione della security si
richiamano la certificazione della professione dei security manager (che
implica un processo di formazione ad alti livelli) e l'aggiornamento del
quadro legislativo sulla sicurezza privata. A quest'ultimo riguardo è
noto a tutti che il nostro paese risente ancora, per tradizione e
vincoli storici, di un assetto normativo che determina una condizione di
stallo nell'evoluzione e nell'aggiornamento della cultura e
dell'organizzazione a tutto campo della sicurezza. Il lavoro dei
security manager si inserisce in un contesto non regolamentato, ovvero
regolamentato da norme non più adeguate a dare risposta alle esigenze
di sicurezza emergenti. L'unica legge di riferimento, per il comparto
della sicurezza privata, è rappresentata dal Testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza (Tulps) del 1931. In base ad esso, lo Stato e le
istituzioni dovrebbero garantire sicurezza all'intera collettività, sia
per quanto riguarda le esigenze pubbliche che quelle private. Ovviamente,
se in quel contesto storico era possibile e logico ipotizzare un
soddisfacimento anche delle esigenze private di tutela, l'evoluzione
quali/quantitativa dei rischi rende inapplicabili ipotesi di soluzione
che non prevedono anche un ruolo attivo del privato (inteso sia come
singolo individuo che come organizzazione) nelle azioni finalizzate alla
tutela dei propri beni.
Occorre,
pertanto, ricercare modalità di raccordo tra il ruolo svolto dagli
organi istituzionali preposti alla materia e l'esercizio delle legittime
attività poste in essere dagli organismi privati, adeguando le regole
dei processi operativi alle mutate condizioni del contesto e al
crescente fabbisogno di sicurezza globale. Tali fattive sinergie
consentiranno la realizzazione di un auspicato impianto legislativo di
riferimento che:
-
garantisca
piena trasparenza al delicato comparto;
-
preveda
meccanismi di interfacciamento, che salvaguardino l'autonomia del
ruolo dei soggetti interessati, istituzionali e privati;
-
consenta
di accrescere la professionalità degli operatori, attraverso un
sistema di selezione e formazione mirato alla delicatezza delle
attività.
In
altri paesi, è stato già avviato -anche da un punto di vista normativo
- il processo di evoluzione della componente sicurezza, che non può
efficacemente realizzarsi senza l'esistenza di un sistema integrato di
relazioni tra infrastrutture di security istituzionali e private, in una
logica di sistema-paese. Ènecessario un aggiornamento del quadro
normativo e i problemi da affrontare non possono attendere tempi lunghi.
Bisogna continuare ad operare, individuando, in un'ottica di sinergia e
coordinamento nuove modalità e azioni operative concrete.
(Ndr:
ripreso dalla rivista bimestrale Bancaforte di luglio-agosto 1999)
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ATTUALITA' AZIENDE E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI