il ricorso
Un dipendente comunale
indignato dall'accaduto ritenuto lesivo della sua riservatezza, dopo una
prima istanza rivolta al datore di lavoro in cui chiedeva conto di questa
procedura, insoddisfatto della risposta ricevuta, ha presentato ricorso al
Garante.
il Garante
L'Autorità gli ha dato ragione
ed ha ordinato all'ente locale di conformarsi al rispetto della normativa
in materia di protezione dei dati personali. Entro la fine di novembre il
comune dovrà comunicare al Garante misure di sicurezza, istruzioni al
personale, procedure adottate per la tutela dei dati.
Quando le amministrazioni
pubbliche trattano informazioni personali, a maggior ragione se vi sono
riferimenti alla salute, alla vita sessuale, alle convinzioni religiose
ecc., hanno l'obbligo di adottare ogni cautela e precauzione per
prevenire violazioni dei diritti, delle libertà fondamentali e della
dignità degli interessati. Dati sanitari, quindi, in busta chiusa e
allegati alle note di trasmissione solo se indispensabili.
Nel caso in esame il Garante
ha ritenuto illecite sia le modalità di circolazione dei dati all'interno
dell'ente (redazione di documenti, invio di note, loro protocollazione),
sia quelle di comunicazione all'interessato ed ha richiamato
l'amministrazione all'adozione di soluzioni che permettano di svolgere le
funzioni istituzionali eliminando ogni occasione di superflua
conoscibilità dei dati sulla salute, anche da parte degli incaricati del
trattamento, compresi i messi notificatori (dati sanitari in busta chiusa,
inviti a ritirare personalmente un documento presso l'ufficio competente,
comunicazione telematica direttamente all'interessato).
Contrariamente a quanto
sostenuto dal Comune, infatti, nelle note recapitate all'interessato
erano presenti riferimenti a procedure per il riconoscimento di patologie
contratte in servizio, e a esami clinici ai quali il dipendente doveva
sottoporsi: tutti dati idonei a rivelare lo stato di salute secondo quanto
previsto dal Codice in materia di protezione dei dati personali.