L'invasione delle mail-spazzatura
leggi e tecnologia per bloccarle
di RICCARDO STAGLIANO'
da
"La Repubblica" del 20/05 sezione scienza e tecnologia
La
settimana scorsa era arrivata anche a lui una lettera niente affatto
gradita. Una corte federale di Atlanta gli ordinava di rimborsare 16,4
milioni di dollari di danni a Earthlink, il servizio internet che aveva
utilizzato per spedire, in un anno, oltre 825 milioni di messaggi di
posta elettronica per pubblicizzare afrodisiaci a base di erbe,
compilation di indirizzi e software per spedire quantità industriali di
e-mail.
Insomma l'armamentario per quelli che, come lui, campano intasando le
caselle postali altrui con tonnellate di spam. Martedì il trentaseienne
Howard Carmack, che di quell'ingiunzione si era bellamente infischiato,
è stato arrestato di fronte a casa sua, a Buffalo, New York, con
l'accusa di aver falsificato indirizzi elettronici e fatto promesse
commerciali impossibili da mantenere. Rischia, oltre alla multa, il
carcere da 3 a 7 anni. Ed è diventato l'involontario testimonial di
come si sia fatta dura la lotta alla spedizione indiscriminata di junk
mail. Una tendenza confermata anche in Italia. "Stiamo
incrementando - ha detto il Garante della privacy Stefano Rodotà -
l'attività ispettiva che, nei prossimi mesi, si incentrerà in
particolare sullo spam, anche sulla base di uno specifico provvedimento
che sarà approvato dal Collegio immediatamente dopo la Relazione
annuale (presentata oggi, ndr)".
Di recente la Federal Trade Commission, l'agenzia che si occupa tra
l'altro della protezione dei consumatori statunitensi, ha spiegato che
ormai 2 messaggi di posta pubblicitaria su 3 sono da ritenere
"fraudolenti", nel senso che contengono informazioni false:
falsi indirizzi del mittente o titoli fuorvianti tipo: "invito a
pranzo per domani" mentre si propone, per dire, l'acquisto di
anabolizzanti per i muscoli. Nelle offerte di lavoro da casa o nei
metodi per diventare ricchi alla svelta il tasso di menzogna cresce al
96 per cento. Ben 28 stati americani, ormai, hanno varato leggi che
puniscono lo spam. L'ultimo disegno di legge, del senatore repubblicano
della Louisiana Billy Tauzin, propone pene sino a 2 anni e mezzo di
prigione per chi, nei messaggi pubblicitari, fa affermazioni
truffaldine. Nonostante il recente inasprimento, tuttavia, l'attitudine
europea nei confronti dello spam resta più severa che negli Stati
Uniti. Nel Vecchio continente, grazie a una direttiva Ue del luglio
2002, è passato il principio del cosiddetto "opt-in": ogni
mail pubblicitaria ricevuta senza il consenso espresso del destinatario
è da ritenersi illegittima. Ciononostante lo spam impazza anche da noi.
Le vittime, in Italia, possono rivolgersi al Garante. Le sanzioni vanno
da 250 a 1500 euro per non avere acquisito il necessario consenso. Se
poi si dimostra che l'attività è fatta a scopo di lucro o con
"dolo specifico", è un reato punibile fino a due anni di
reclusione.
Ma quello legislativo non è che uno dei fronti possibili di resistenza
allo spam. Un altro è quello tecnologico, ovvero dei programmi per
vagliare i messaggi in arrivo, facendo passare quelli autentici e
bloccando quelli promozionali. Le due principali filosofie che li
ispirano sono quelle della "lista nera" e della "lista
bianca". Nel primo caso si tratta di filtri informatici installati
per lo più presso i fornitori di accesso e che entrano in azione quando
riconoscono l'indirizzo di uno spammer noto o altre parole chiave
sospette. L'altro approccio, più radicale, è quello delle cosiddette
"liste bianche". Invece di dire da chi "non" si
vuole ricevere posta, si deve impostare un software per autorizzare un
certo numero di nominativi a spedircela, tutti gli altri saranno
respinti. Un sistema efficace ma che abolisce uno degli aspetti più
affascinanti dell'e-mail: poter scrivere a chiunque, sconosciuti
compresi.
I numeri raccontano di un fenomeno in forte crescita. Brightmail, uno
dei principali produttori di software anti-spam per le aziende, sostiene
che a gennaio 2003 il 45 per cento della posta elettronica che circolava
negli Stati Uniti era pubblicità non richiesta (contro il 16 per cento
dell'anno prima).
La società di consulenza Ferris Research ha calcolato che questo
congestionamento postale costa, solo negli Usa, 10 miliardi di dollari
l'anno in termini di ridotta produttività. Sia i software che le leggi,
per il momento, si sono rivelati poco più che palliativi. Ma forse
l'immagine di Howard Carmack ammanettato dai federali potrebbe far
correre un brivido lungo la schiena dei tanti che, con un semplice
"invio", ammorbano ogni giorno milioni di incolpevoli caselle
elettroniche.