Legge privacy 675 analisi dei rischi   PRIVACY, COME UN COSTO DIVENTA UNA RISORSA   ©CONSULENTIPRIVACY.IT

 

Home - Consulenti Privacy

CHI SIAMO - CONTATTI

Mappa del sito

 

SERVIZI CONSULENZA

 

:. QUESITI E PARERI SULLA PRIVACY

:. PARERI LEGALI

:. CONSULENZA LEGALE

:. ADEGUAMENTO-CONSULENZA

:. DOCUMENTO PROGRAMMATICO

:. VERIFICHE GRATUITE

:. FORMAZIONE 

:. SICUREZZA INFORMATICA

:. NOTIFICA AL GARANTE

 

SEZIONE INFORMATIVA

:. PRIVACY IN PILLOLE

:. SANZIONI

:. CHI DEVE ADEGUARSI?

:. CONTROLLA ADEMPIMENTI

:. CODICE PRIVACY E NORMATIVA

:. PRIVATI E DIRITTO ALLA PRIVACY

 

ARCHIVIO E NEWS dal 1997

 

NORMATIVE ATTINENTI

TESTO UNICO BANCARIO

LEGGE 626/94

 

FAQ

 

SITI UTILI

 

Policy privacy

Facciamo seguito alla conferenza organizzata dall'Autorità Garante per la tutela dei dati personali, pubblicando parzialmente il contributo di Massimo Canevari, uscito su "Affari e Finanza", supplemento de "La Repubblica" del 10/12/02.

PRIVACY, COME UN COSTO DIVENTA UNA RISORSA di MASSIMO CANEVARI

(omissis.)

Importanti conquiste tecnologiche, alle quali non sapremmo più rinunciare, si rivelano fastidiosissime armi a doppio taglio. Il nostro indirizzo email viene "catturato" e rivenduto ai guru del marketing più aggressivo, dando origine al fenomeno dello "spamming", il nostro cellulare viene "tracciato" per l’invio automatico di Sms commerciali a seconda dell’area in cui ci troviamo, gli acquisti effettuati con la carta di credito o con quella di fidelizzazione al grande magazzino rivelano le nostre abitudini alimentari, lo status socioeconomico od anagrafico, il nostro credo politico o religioso, eventuali malattie o disfunzioni e persino le scelte sessuali. Siti visitati, articoli letti, innocui sondaggi arricchiscono il quadro. Per non parlare dei moduli di adesione "gratuita" ma, come si dice, c’è sempre qualcuno che paga il piatto di minestra a questo o quel servizio: i quali, cogliendo l’occasione, arrivano a porre i quesiti più strani.

Quando nel nostro Paese, appena quindici anni orsono, era fatica comprendere cosa fosse un apparecchio fax, mentre il termine modem veniva scambiato per un nuovo tipo di biciclo familiare, da oltreoceano giunse e si cominciò a diffondere un vago bisbiglio, che individuava nei "data" (dati aziendali e personali) la nuova frontiera dello scontro tecnologico e digitale.
Si metteva a fuoco, insomma, il concetto di dati come autentico tesoro di ogni realtà sociale e produttiva del futuro.

L’impetuosa avanzata delle tecnologie digitali e lo sviluppo di Internet ha confermato, ed irrobustito, la tendenza allora abbozzata. Ma quanti di noi se ne sono realmente resi conto? In quanti hanno capito che, oltre alla salute, agli affetti e al denaro onestamente guadagnato, è ormai sempre più urgente e strategicamente indispensabile proteggere e custodire con scrupolo il proprio bagaglio di informazioni personali, che attiene alla propria, preziosa individualità?

Eppure e nonostante tutto, in questo maremoto di stringhe alfanumeriche che corrono sulla nostra testa, la parola privacy rimane una delle più abusate e insieme vituperata a vario titolo della nostra era. La noia e l’imbarazzo con i quali sono stati accolti da ognuno di noi, negli ultimi anni, quegli interminabili ed esoterici pamphlet inviati da società ed enti per il rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali hanno evidentemente lasciato il segno.

Sembra si abbia a che fare con esigenze lontane od astratte, invece si tratta di problematiche terribilmente urgenti e concrete, che si riferiscono direttamente al concetto di libertà e diritto individuale, di rispetto per la dignità umana, e albergano nel cuore ideale di ogni moderna democrazia. Tematiche recentemente messe in discussione anche dalle esigenze di difesa primaria delle nostre società, offese dalla piaga terroristica (negli Usa sono stati subito varati l’Homeland Security Act ed il Total Awarness System, per riuscire a filtrare dati in modo capillare), ma sempre di grande respiro ed attualità. Insieme a quelle degli inevitabili "costi" che comportano il loro rispetto. Ma qual è il reale impatto pratico, su una piccola o media azienda, di un’oculata amministrazione dei dati personali? «Noi siamo facilitati perché non gestiamo dati sensibili (quelli attinenti la salute, il credo, le preferenze, ndr) dichiara Massimo Colnaghi, responsabile dell’aderenza agli adempimenti sulla protezione dei dati personali della Progetto Elettronica 92, società che gestisce tutti i prodotti di Toshiba Informatica sul territorio nazionale, ma solo quelli anagrafici. Eppure, se portano in assistenza notebook con gli hard disk pieni di dati blocchiamo la lavorazione ed avvisiamo il cliente. Fra firewall, antivirus, sistemi vari di protezione, custodia e backup, i costi si sentono, ma li consideriamo in positivo, desiderando rassicurare ed offrire il miglior servizio alla clientela. La gente è sempre più informata e conscia: per venire incontro alle loro esigenze in maniera innovativa, investiremo anzi molto anche nella formazione».

«In Italia si è fatta molta strada dice Gaetano Rasi del Garante della privacy anche se la velocità dei cambiamenti, specialmente nelle telecomunicazioni, ci obbliga ad un continuo aggiornamento, anche normativo, per limitare abusi ed illeciti "travasi" di dati.

 La prossima frontiera? La privacy vista come qualità: un marketing aziendale che miri solo ai clienti disponibili a saperne di più su quei determinati prodotti, di fatto rispettandoli e valorizzandoli. E, così facendo, dimostrando in questo modo riguardo per la propria stessa sopravvivenza».

 RITORNA ALLA SEZIONE ATTUALITA' AZIENDE E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI