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Facciamo
seguito alla conferenza organizzata dall'Autorità Garante per la
tutela dei dati personali, pubblicando parzialmente il
contributo di Massimo Canevari, uscito su "Affari e Finanza",
supplemento de "La Repubblica" del 10/12/02.
PRIVACY, COME UN COSTO DIVENTA UNA RISORSA
di MASSIMO CANEVARI
(omissis.)
Importanti conquiste tecnologiche, alle quali non sapremmo più
rinunciare, si rivelano fastidiosissime armi a doppio taglio. Il
nostro indirizzo email viene "catturato" e rivenduto ai guru del
marketing più aggressivo, dando origine al fenomeno dello
"spamming", il nostro cellulare viene "tracciato" per l’invio
automatico di Sms commerciali a seconda dell’area in cui ci
troviamo, gli acquisti effettuati con la carta di credito o con
quella di fidelizzazione al grande magazzino rivelano le nostre
abitudini alimentari, lo status socioeconomico od anagrafico, il
nostro credo politico o religioso, eventuali malattie o
disfunzioni e persino le scelte sessuali. Siti visitati,
articoli letti, innocui sondaggi arricchiscono il quadro. Per
non parlare dei moduli di adesione "gratuita" ma, come si dice,
c’è sempre qualcuno che paga il piatto di minestra a questo o
quel servizio: i quali, cogliendo l’occasione, arrivano a porre
i quesiti più strani.
Quando nel nostro Paese, appena quindici anni orsono, era fatica
comprendere cosa fosse un apparecchio fax, mentre il termine
modem veniva scambiato per un nuovo tipo di biciclo familiare,
da oltreoceano giunse e si cominciò a diffondere un vago
bisbiglio, che individuava nei "data" (dati aziendali e
personali) la nuova frontiera dello scontro tecnologico e
digitale.
Si metteva a fuoco, insomma, il concetto di dati come autentico
tesoro di ogni realtà sociale e produttiva del futuro.
L’impetuosa avanzata delle tecnologie digitali e lo sviluppo di
Internet ha confermato, ed irrobustito, la tendenza allora
abbozzata. Ma quanti di noi se ne sono realmente resi conto? In
quanti hanno capito che, oltre alla salute, agli affetti e al
denaro onestamente guadagnato, è ormai sempre più urgente e
strategicamente indispensabile proteggere e custodire con
scrupolo il proprio bagaglio di informazioni personali, che
attiene alla propria, preziosa individualità?
Eppure e nonostante tutto, in questo maremoto di stringhe
alfanumeriche che corrono sulla nostra testa, la parola privacy
rimane una delle più abusate e insieme vituperata a vario titolo
della nostra era. La noia e l’imbarazzo con i quali sono stati
accolti da ognuno di noi, negli ultimi anni, quegli
interminabili ed esoterici pamphlet inviati da società ed enti
per il rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali
hanno evidentemente lasciato il segno.
Sembra si abbia a che fare con esigenze lontane od astratte,
invece si tratta di problematiche terribilmente urgenti e
concrete, che si riferiscono direttamente al concetto di libertà
e diritto individuale, di rispetto per la dignità umana, e
albergano nel cuore ideale di ogni moderna democrazia. Tematiche
recentemente messe in discussione anche dalle esigenze di difesa
primaria delle nostre società, offese dalla piaga terroristica
(negli Usa sono stati subito varati l’Homeland Security Act ed
il Total Awarness System, per riuscire a filtrare dati in modo
capillare), ma sempre di grande respiro ed attualità. Insieme a
quelle degli inevitabili "costi" che comportano il loro
rispetto. Ma qual è il reale impatto pratico, su una piccola o
media azienda, di un’oculata amministrazione dei dati personali?
«Noi siamo facilitati perché non gestiamo dati sensibili (quelli
attinenti la salute, il credo, le preferenze, ndr) dichiara
Massimo Colnaghi, responsabile dell’aderenza agli adempimenti
sulla protezione dei dati personali della Progetto Elettronica
92, società che gestisce tutti i prodotti di Toshiba Informatica
sul territorio nazionale, ma solo quelli anagrafici. Eppure, se
portano in assistenza notebook con gli hard disk pieni di dati
blocchiamo la lavorazione ed avvisiamo il cliente. Fra firewall,
antivirus, sistemi vari di protezione, custodia e backup, i
costi si sentono, ma li consideriamo in positivo, desiderando
rassicurare ed offrire il miglior servizio alla clientela. La
gente è sempre più informata e conscia: per venire incontro alle
loro esigenze in maniera innovativa, investiremo anzi molto
anche nella formazione».
«In
Italia si è fatta molta strada dice Gaetano Rasi del Garante
della privacy anche se la velocità dei cambiamenti, specialmente
nelle telecomunicazioni, ci obbliga ad un continuo
aggiornamento, anche normativo, per limitare abusi ed illeciti
"travasi" di dati.
La
prossima frontiera? La privacy vista come qualità: un marketing
aziendale che miri solo ai clienti disponibili a saperne di più
su quei determinati prodotti, di fatto rispettandoli e
valorizzandoli. E, così facendo, dimostrando in questo modo
riguardo per la propria stessa sopravvivenza».
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