|
Privacy e banche dati
sulla salute
LEGGI LE NOVITA' DEL
TESTO UNICO IN MATERIA SANITARIA (d. lgs196/2003)
fonte:
sito del Garante privacy
In breve:
un decreto legge in votazione al senato prevede la costituzione di
una banca dati contenente il C.Fiscale degli assistiti. La banca dati,
costituita per monitorare la spesa pubblica, permetterebbe di risalire
tramite il C.Fiscale all'interessato ed alla sua storia medica. Il
Garante afferma che solo una banca dati anonima non violerebbe la
privacy dei cittadini.
Al voto al
senato il decreto legge n. 269/2003 che all’art. 50 prevede la
realizzazione di un modello di ricetta medica a lettura ottica e la
costituzione di una banca dati contenente il codice fiscale di tutti gli
assistiti, al fine di controllo della spesa sanitaria.
Il Garante per
la protezione dei dati personali richiama l’attenzione sui delicatissimi
problemi sollevati dalla previsione, che pur finalizzata al monitoraggio
della spesa pubblica, violerebbe il diritto dei cittadini alla
protezione dei dati personali riguardanti la salute.
L’Autorità ha
ricordato che la legislazione vigente già prevede procedure per il
monitoraggio della spesa sanitaria che non richiedono banche dati
centralizzate.
Se si intende
mettere a punto un sistema di controllo conforme a quanto disposto dalla
normativa sulla protezione dei dati personali, l’unica soluzione
corretta è quella di escludere il trattamento di qualsiasi dato
identificativo degli assistiti, costituendo eventualmente un archivio di
soli dati anonimi.
La garanzia
prevista dal legislatore laddove stabilisce che “al Ministero
dell’economia e delle finanze non è consentito trattare i dati acquisiti
nell’archivio relativo ai codici fiscali degli assistiti” appare,
infatti, insufficiente, dal momento che la semplice esistenza di tale
archivio conserva nel sistema la possibilità di risalire (ad opera di
soggetti diversi) dal codice fiscale - e quindi dall’identità
dell’assistito - all’intera sua storia sanitaria, documentata da ricette
mediche e prescrizioni specialistiche.
L’Autorità ha
sottolineato che, qualora non si adottasse la soluzione dei dati
anonimi, si correrebbe concretamente il rischio di introdurre nel
sistema giuridico una disciplina che discriminerebbe i cittadini in base
alla possibilità, per quanti possono pagare direttamente i farmaci e le
prestazioni specialistiche, di non vedere inseriti i loro dati personali
nella banca dati. |