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IL
GARANTE PRIVACY E LO SPAMMING: bloccate sette aziende che
infastidivano i privati e che sono state denunciate
L'operazione
è partita dai ricorsi presentati dagli utenti. Il Garante
per la privacy è intervenuto duramente contro la pratica di
inviare pubblicità via e-mail senza il consenso dei
destinatari.
L'Autorità ha deciso il
blocco del trattamento dei dati personali contenuti nei database
di sette società che operano su Internet e che hanno violato le
norme sulla privacy. In alcuni casi sono scattate anche denunce
penali.
I commissari
dell'Authority hanno ritenuto necessario intervenire perché
"è risultato che le illecite modalità di raccolta e
utilizzazione dei dati da parte delle società riguardavano,
oltre a coloro che si erano rivolti all'Autorità per tutelare i
loro diritti, anche numerosi altri utenti di Internet".
Le aziende (con sede a Roma, Napoli e Milano) alle quali il
provvedimento del Garante è stato notificato dalla polizia
postale, operano in vari settori, dalla vendita di software a
quella di materiale pornografico, dalla promozione commerciale
alla pubblicità. Chi non rispetterà il provvedimento di blocco
rischia la reclusione da tre mesi a due anni.
Le sette società sotto accusa, spiega il Garante, "hanno violato
le norme sulla privacy utilizzando in maniera indebita, senza il
consenso informato degli interessati, i loro indirizzi e-mail e
altri dati per inviare comunicazioni di tipo commerciale o
promozionale".
Dal momento della notifica dei provvedimenti le società
destinatarie del blocco non potranno più usare illecitamente i
dati personali e dovranno limitarsi alla loro sola
conservazione, in attesa di una successiva pronuncia che verrà
adottata dall'Autorità all'esito del procedimento di controllo.
In ogni caso le società dovranno nel frattempo cancellare i dati
personali dei singoli interessati che hanno presentato in
passato ricorso al Garante o che dovessero vederlo accolto nelle
prossime settimane.
Le società hanno spiegato al Garante di aver ottenuto gli
indirizzi e-mail attraverso ricerche a tappeto su Internet, da
elenchi ritenuti erroneamente pubblici e liberamente
utilizzabili, oppure di averli creati grazie a particolari
software. Non è stato di questo avviso il Garante. Le società
sono state condannate al pagamento 250 euro per le spese del
ricorso. In alcuni casi si è resa necessaria anche una denuncia
penale.
"Queste misure - spiega il Garante - intervengono
contemporaneamente alla recentissima direttiva europea su
privacy e telecomunicazioni, che ha generalizzato in Europa il
principio del consenso (e non del rifiuto a posteriori) per lo
spamming, disciplinando anche quello anonimo.
Ma non è solo via e-mail che arrivano i messaggi indesiderati.
Anche la memoria dei telefonini viene spesso saturata da sms
pubblicitari e interventi di blocco, annuncia la polizia
postale, potrebbero presto colpire anche le società che operano
sui cellulari.
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SEZIONE ATTUALITA'
AZIENDE E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
(dalla sezione "Scienza e
Tecnologia" di "La Repubblica" del 26 luglio 2002 ")
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